Novembre
Editoriale

Novembre

Novembre. Punto e daccapo.

Vorrei ma non posso. E allora continuo dalla MIA TERRA

Quante novità, nonostante tutto.

Quante cose ho messo su, nonostante tutto.

Quanta gente ho coinvolto, a distanza e nonostante tutto.

Quante cose vorrei vivere e rivivere ma continuo a sognare, nonostante tutto.

L’estate ci aveva portato una ventata di fresca speranza, un ritorno a tutto quello che era, un ritorno alla vita. Quei mesi pesanti, vissuti con la maggior forza possibile, sembravano ormai un ricordo lontano. E invece no. L’incubo ricominicia, i giovani si ritrovano a casa con un pugno di mosche tra le mani, il lavoro scarseggia e le proteste, anche violente, confuse e mischiate sono dietro l’angolo. Sarà forse questa la terza guerra mondiale? Ce lo siamo chiesti tutti. Continuiamo a chiedercelo ma chissà se avremo mai delle risposte. Una cosa, però, è certa: NON CI SIAMO PERSI D’ANIMO ALLORA, NON LO FAREMO NEMMENO ADESSO. Lo dico a me stessa tutte le mattine, lo scrivo nei cappuccini, lo appunto a destra e manca su post-it e quadernoni mentre sono in ufficio, lo dico a voi. 

E allora sapete che c’è? C’è che in questo mese, già grigio e spento di per sé, voglio vivere quello che viene come viene, cercando di metterci tutto il cuore, i colori e le parole che mancano. Caldarroste sul fuoco, calice di vino rosso tra le mani e occhi chiusi per sognare.

E che nessuno provi a toccare i sogni! 

Novembre

Vorrei che tutto tornasse ad un anno fa o forse anche più. Vorrei che tutto tornasse ai miei anni più belli e spensierati, faticati per via dello studio e di quello che a me stessa dicevo di fare per diventare la donna che sono oggi – o quasi, perché il mio è un continuo work in progress – ma comunque bellissimi. Anni, emozioni ed esperienze che farei altre mille volte ancora. Esattamente come allora e che oggi, invece, sono stati sottratti alle nuove generazioni.

Vorrei che tutto tornasse a quando avevamo messo su quel gran, bel gruppo di viaggi intorno al mondo e a quel famoso “viaggio in 6” che non abbiamo mai fatto. Vorrei tornare a vivere le caffetterie straniere e lasciarmi avvolgere dal loro profumo di pani e croissant appena sfornati. Vorrei tornare a  sfogliare giornali che non hanno lo stesso profumo della carta stampata italiana. Vorrei tornare a prendere liberamente un mezzo pubblico e durante il tragitto perdermi finché qualcuno non mi “sveglia” per chiedermi se è libero il posto affianco. Vorrei tornare a vivere i musei e le città d’arte, con la gente LIBERA di muoversi e incontrarsi. Vorrei tornare a incontrare. Perché amo il confronto e sono convinta che la vera esperienza si faccia sul campo. Vorrei tornare a quando, finita la giornata, scappavo in palestra per scrollarmi ansie e stanchezza di dosso, ma soprattutto per fare gruppo e raccontarci. Vorrei tornare ad organizzare cene e cenette, tanto in casa quanto in quel “nuovo posticino appena aperto”. “Vi va di provarlo?”.

Vorrei. Vorrei questo e mille altre cose ancora. Vorrei poter dire “benvenuto” all’anno che verrà, anche con un semplice cin cin casalingo e salutare, finalmente, quest’anno bisesto così tanto funesto. 

Però, però, però … come diceva Seneca il dolore è per l’uomo grande e saggio, per colui che è capace di sopportarlo. E allora, da grandi e saggi, sopportiamo. Sopportiamo ancora. Perché da qualche parte bisognerà pur continuare. 

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